Il lupo “ingannato” dal cane peluche prende la scossa e fugge (FOTO): il racconto di un’interazione che molti credevano impossibile - il Dolomiti

2023-02-22 17:12:09 By : Mr. Winter Sun

L’obiettivo dell’esperimento era quello di verificare se ci fossero i presupposti per creare una nuova forma di condizionamento avversivo per evitare, in futuro, le predazioni su cani domestici. L’esperto: “Se me lo avessero chiesto due anni fa avrei risposto con una grassa risata, invece l’interazione c’è stata ed è andata ben oltre alle aspettative”

PIACENZA. Può un lupo scambiare un cane di pezza per un cane vero? È da questa domanda che un gruppo di ricercatori ha avviato una sperimentazione per osservare il comportamento di questi grandi carnivori che, in alcune situazioni, possono arrivare a predare i cani domestici. “Se me lo avessero chiesto due anni fa avrei risposto con una grassa risata, come tanti hanno fatto in queste settimane” afferma Duccio Berzi, l’esperto di conservazione della fauna che ha partecipato al test insieme ai ricercatori dell’Università di Vienna e di Sassari

“Invece – riprende Berzi – grazie all’esperienza maturata in Toscana nell’ambito del progetto di analisi comportamentale ‘Urban wolves’, coordinato da Sarah Marshall Pescini del dipartimento di medicina veterinaria dell’Università di Vienna e da Università di Sassari, ci siamo resi conto che un cane di peluche, adeguatamente trattato, può davvero ingannare i lupi e far nascere delle interazioni insospettabili, assolutamente confrontabili con quelle che si verificano con un cane vero”.

I ricercatori ci tengono a precisare che si è trattato di un esperimento (intrapreso a costo zero) che non ha nulla a che fare con altri progetti che riguardano la prevenzione delle predazioni su animali da reddito come pecore e capre. Il problema, casomai, è che in determinati contesti alcuni branchi di lupi, in particolare dove il fenomeno del randagismo è più diffuso, sembrano aver sviluppato una propensione per la predazione su cani da caccia, tartufo e anche cani di famiglia. E in questi casi le soluzioni praticabili non sono molte. 

È proprio per iniziare a vagliare possibili soluzioni a questo fenomeno che è stato lanciato l’esperimento. A fine dicembre dunque, nell’Alta Val Nure (in provincia di Piacenza), sono stati posizionati dei cani di peluche. La zona non è stata scelta a caso perché in quella parte dell’Appennino sono stati registrati diversi attacchi di lupi, soprattutto su cani da caccia.

Il peluche, lasciato per diversi giorni all’interno di una cuccia e con qualche ciuffo di pelo canino incollato addosso, è stato posizionato nel territorio del branco. I ricercatori non hanno dovuto attendere molto per raccogliere le prime osservazioni. Lo scorso 11 gennaio 4 lupi adulti hanno accerchiato il cane di peluche, lo hanno studiato visivamente, lo hanno abbondantemente investigato olfattivamente, “proprio come se fosse un vero cane” precisa Berzi. Successivamente uno degli esemplari del branco è passato all’azione, prima strappando un ciuffo di pelo del petto per poi ghermire il peluche e portarselo via.

La sorpresa per il lupo è arrivata tramite una scossa elettrica “potente ma innocua”. L’obiettivo dell’esperimento infatti era quello di verificare se ci fossero i presupposti per creare una nuova forma di condizionamento avversivo. In altre parole il lupo attacca il peluche, prende la scossa, prova dolore, instaurando un’associazione negativa e magari in futuro tenderà a evitare quella specifica preda.

“Il sistema di elettrificazione ha funzionato perfettamente – spiegano i ricercatori – il lupo una frazione di secondo dopo ha emesso un potente richiamo, lasciando il peluche per fuggire via nel bosco insieme agli altri lupi. Quale sia stata l’associazione e il suo effetto non possiamo saperlo, ma l’interazione c’è stata ed è andata ben oltre alle aspettative. Siamo consapevoli del fatto che conflittualità del genere non si risolvono facilmente e non con una soluzione unica, ma la scommessa è stata vincente e apre ora delle nuove prospettive di studio per ipotizzarne utilizzi come strumento di condizionamento avversivo”.

Ovviamente per avere delle analisi più corpose bisognerà, eventualmente, avviare un progetto di ricerca vero e proprio. “Restiamo cauti – sottolinea Enrico Merli, responsabile tecnico faunistico della Regione Emilia-Romagna – ma si tratta comunque di un risultato incoraggiante che giustifica il tentativo e offre uno stimolo per proseguire. Ora cercheremo di comprendere meglio i possibili sviluppi e come Ufficio territoriale seguiremo da vicino l’evolversi dell’indagine”.